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Il caffè biologico: importazione, lavorazione e distribuzione

Il caffè biologico: importazione, lavorazione e distribuzione

Si sente spesso parlare di caffè biologico, un prodotto di altissima qualità e, soprattutto, rispettoso dell’ambiente in cui viene coltivato.

Ma quali sono le garanzie offerte dalle aziende importatrici di caffè biologico e quali i controlli effettuati sulla filiera?

Cerchiamo di saperne di più sulla sua coltivazione, sui meccanismi che ne regolano l’importazione e sulla sua lavorazione nelle torrefazioni italiane.

I princìpi dell’agricoltura biologica

Come tutti i prodotti biologici, il caffè deve rispettare dei princìpi ben definiti, stabiliti dall’International Federation of Organic Agricolture (I.F.O.A.M.).

L’agricoltura biologica mira a trasformare il più possibile le aziende in un sistema agricolo autosufficiente, attraverso l’utilizzo di risorse locali.

Di fondamentale importanza è la salvaguardia della naturale fertilità del terreno: il metodo di coltivazione biologica, infatti, evita ogni forma di inquinamento determinato dalle tecniche agricole.

In questo modo si producono alimenti di elevata qualità nutritiva senza utilizzare concimi, diserbanti, insetticidi e altre sostanze di sintesi chimica.

Convertire un terreno dall’agricoltura tradizionale a quella biologica non è un processo immediato: per ottenere la certificazione sono necessari almeno 2 anni per i seminativi e 3 per le colture perenni.

La filiera del caffè biologico

A quanti controlli sono sottoposti i produttori, gli esportatori e gli importatori di prodotti biologici?

Moltissimi.

Per garantire il rispetto di tutte le norme previste dai regolamenti, ogni soggetto coinvolto nella filiera del biologico può ricevere ispezioni da parte degli Organismi di Controllo accreditati (OdC).

In questo modo, viene verificata la tracciabilità del prodotto e l’assenza di residui di pesticidi e altri prodotti chimici, attraverso analisi multiresiduali su campioni prelevati a spot.

Per prima cosa, i prodotti classificati come biologici devono rispettare i regolamenti europei.

Nel caso del caffè, che non viene prodotto nei territori dell’Unione Europea, le aziende importatrici devono rivolgersi ad aziende operatrici (di solito si tratta di cooperative) che siano provviste di un Certificato in corso di validità che attesti la corrispondenza dei regolamenti con quelli in vigore in Europa.

Prima di acquistare il prodotto viene solitamente richiesto l’invio di campioni, che verranno analizzati per assicurare la qualità del caffè.

I controlli sul caffè importato

Dopo aver acquistato un lotto, le aziende importatrici devono provvedere a notificare alcune informazioni al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.

La comunicazione va fatta attraverso il S.I.A.N. (Sistema Informativo Agricolo Nazionale) e riguarda:

● la data dell’arrivo della merce

● il porto d’entrata

● il nome del fornitore

● il prodotto importato e la quantità.

In questo modo, il Ministero può organizzare controlli all’arrivo delle navi nel porto italiano sebbene, nel caso del caffè, sia molto frequente che sia la stessa azienda importatrice a richiedere delle analisi sul prodotto acquistato, per avere maggiori garanzie.

Il rischio della contaminazione e le misure preventive

Per garantire la qualità del prodotto, è necessario che non ci sia alcun contatto tra il caffè biologico e quello tradizionale.

Tutte le fasi, dal trasporto allo stoccaggio, devono avvenire sotto stretto controllo.

Ogni azienda importatrice italiana deve avere un Manuale di misure preventive, redatto da un Consulente del settore agroalimentare, nel quale sono indicate:

● il tipo di attività svolta dall’azienda;

● le misure adottate per evitare ogni contaminazione del prodotto;

● le misure adottate in caso di accidentale contaminazione.

In base a queste indicazioni, dopo l’arrivo al porto e gli eventuali controlli, il caffè biologico viene trasportato nei magazzini dell’azienda importatrice, mantenendo la separazione fisica dal prodotto tradizionale; inoltre, la dicitura “organic” o “biologico” deve essere sempre presente per permettere l’identificazione del prodotto.

Nel deposito, il caffè viene posto in una zona apposita, in attesa della lavorazione.

Solo l’applicazione di queste misure garantisce che il prodotto finale, destinato al consumatore, sia davvero biologico e possa quindi ottenere la certificazione.

Tostatura e confezionamento

Quando il caffè biologico arriva in deposito, viene conservato in un’area ad esso riservata, fino al momento della tostatura, che avviene a impianti sanificati (l’operazione di sanificazione viene effettuata ogni sera).

Per escludere ogni rischio di contaminazione con sostanze non ammesse in agricoltura biologica, inoltre, alcune aziende, come Filicori Zecchini, destinano una quantità di prodotto di testa, cioè quello che viene tostato per primo, al mercato tradizionale.

A questo punto, il caffè è pronto per essere impacchettato in confezioni che dovranno obbligatoriamente riportare, in maniera chiara e riconoscibile, l’indicazione “biologico”, che garantisce al consumatore finale la qualità del prodotto e gli permette di riconoscerlo.

Per quanto riguarda la ristorazione collettiva, per offrire un caffè biologico bisognerebbe mantenere la stessa separazione con il prodotto tradizionale effettuata in tutta la filiera, dotandosi quindi di macchine separate per le due tipologie di caffè.

Gli esercizi che utilizzano soltanto prodotti biologici possono inoltre richiedere la certificazione da un organo di controllo privato, che prevede uno scrupoloso disciplinare.

L’etichettatura dei prodotti biologici

Nei prodotti biologici, le etichette oltre a essere conformi alla normativa vigente (Reg. UE 1169/2011), devono riportare obbligatoriamente i riferimenti al metodo di produzione biologica ed essere preventivamente approvate dal proprio Organismo di Controllo prima della messa in commercio.

L’indicazione “biologico” o “da agricoltura biologica” compare nella denominazione di vendita del prodotto quando almeno il 95% degli ingredienti di origine agricola sono biologici.

Il logo comunitario deve obbligatoriamente comparire sulle confezioni dei prodotti biologici e l’etichetta deve riportare il numero di codice dell’organismo di controllo e il codice dell’operatore, e l’indicazione del luogo in cui sono state coltivate le materie prime agricole di cui il prodotto è composto.

Come abbiamo appena visto, la filiera del caffè biologico è sottoposta a controlli specifici e scrupolosi, per assicurare l’origine del prodotto e per preservarlo da eventuali contaminazioni, anche accidentali.

Conoscevate questi passaggi?

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