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Cerimonia del tè giapponese: come funziona questo rito secolare - Filicori Zecchini Italia

Cerimonia del tè giapponese: come funziona questo rito secolare

La cerimonia del tè giapponese è una “colonna portante” della cultura nipponica, grazie alla moltitudine di significati che racchiude e che trascendono il mero consumo della bevanda.

Un rito affascinante e simbolico che invita alla ricerca dell’armonia assoluta vivendo con pienezza il momento presente e coinvolgendo procedure, luoghi e attrezzature da usare.

Scopriamo allora come funziona la cerimonia del tè giapponese e quali sono i valori e le regole che la caratterizzano.

Cha no yu: la cerimonia del tè giapponese

Con il termine Cha no yu – che letteralmente significa “acqua calda per il tè” – si fa riferimento alla cerimonia del tè giapponese, una pratica secolare fatta di rituali e gesti codificati che affonda le proprie radici nei principi del buddismo zen.

Conosciuta anche con i nomi Chadō o Sadō, ovvero “Via del Tè”, questa pratica ha un significato che va oltre la mera preparazione e il consumo di tè. Il rito, infatti, porta con sé una valenza estetica, sociale e spirituale: durante la cerimonia ci si dovrebbe distaccare momentaneamente dal mondo esterno, liberando la mente per godere dell’esperienza in totale armonia.

I principi sui quali si fonda il Cha no yu sono quattro – Armonia, Rispetto, Purezza e Tranquillità – mentre il tè utilizzato per l’occasione è solitamente il Matcha, una varietà di tè verde in polvere preparata per sospensione.

Vediamo ora quali sono le principali peculiarità di questo rituale.

La stanza del tè e gli utensili per la preparazione della bevanda

La cerimonia del tè si svolge all’interno di piccole stanze, chiamate chashitsu, in genere staccate dal resto dell’abitazione e circondate da un giardino.

Gli ospiti sono tenuti a lavarsi accuratamente le mani prima di accedervi, mentre la bassa porta d’ingresso costringe a chinarsi per entrare, in segno di umiltà.

L’arredamento del locale si basa su una raffinata semplicità; generalmente, l’unico decoro è rappresentato da un’alcova, chiamata tokonoma, in cui vengono posti una pergamena e dei fiori di stagione.

Si tratta di elementi scelti accuratamente dal padrone di casa pensando a quella specifica occasione, così come gli utensili necessari per la preparazione del tè: anche questi, infatti, vengono selezionati di volta in volta con estrema attenzione.

Ogni strumento, inoltre, ha un nome e una collocazione precise: alcuni dei più importanti sono la frusta in bambù per girare il tè (chasen), la tazza in cui viene consumato il tè (chawan), il mestolo di legno per versare l’acqua nella tazza (hishaku) e il bollitore per scaldare l’acqua (kama).

Le norme di comportamento della cerimonia del tè giapponese

L’etichetta prevista per tale occasione coinvolge sia il padrone di casa sia gli ospiti.

Gli invitati, infatti, sono tenuti a rispettare precise regole di gestualità e comportamento, che coinvolgono anche l’abbigliamento e la comunicazione.

Quest’ultima, ad esempio, deve seguire un frasario specifico, mentre nell’abbigliamento è richiesta una certa sobrietà: nel caso si vestisse all’occidentale e non si portasse il kimono, è quindi consigliabile evitare colori sgargianti, gioielli e profumi.

Secondo il protocollo del Cha no yu, la preparazione del tè deve seguire precisi movimenti, che possono leggermente cambiare a seconda della scuola e persino in base alla stagione o all’orario in cui si svolge la cerimonia.

Come avviene la cerimonia del tè in Giappone

Vediamo ora come funziona esattamente la cerimonia del tè giapponese e quali sono i principali passaggi che la caratterizzano.

Innanzitutto, durante il rito, gli ospiti sono inginocchiati sul tatami – la stuoia di paglia di riso usata in Giappone per coprire i pavimenti – e ognuno di essi riveste un ruolo ben preciso: il primo ospite, ad esempio, viene chiamato shokyaku ed è quello che ha il compito di comunicare con il cerimoniere.

La procedura completa dura quattro ore e comprende più fasi: un primo momento in cui viene servito il kaiseki, un piccolo pasto; un secondo momento in cui si consuma il koicha, il tè più denso; una terza parte dove si beve l’usucha, il tè più leggero.

Oltre a questa versione, esiste anche una variante più breve che prevede solamente l’usucha.

La procedura più semplice inizia con la pulizia degli utensili da parte del padrone di casa, a cui segue la preparazione del tè; entrambe le attività avvengono di fronte agli ospiti che, in questa fase, sono anche invitati a consumare un dolce.

Successivamente, il cerimoniere pone la ciotola di tè davanti al primo invitato, il quale, secondo il protocollo, dovrebbe rivolgersi all’ospite vicino chiedendogli il permesso di servirsi per primo.

Il Cha no yu prevede delle regole specifiche anche per il consumo della bevanda.

Secondo l’etichetta, infatti, il commensale deve afferrare la tazza con la mano destra e posizionarla sul palmo della mano sinistra; prima di bere, inoltre, dovrebbe ruotare la ciotola per far sì che la parte anteriore sia rivolta verso il padrone di casa.

Dopo aver bevuto il tè con brevi sorsi e averne elogiato l’aroma, ci si aspetta che l’invitato ammiri la tazza, pulisca il punto in cui ha bevuto e che poi la riponga sul tatami davanti a sé.

Lo stesso procedimento si ripete, quindi, per ogni partecipante; quando tutti hanno assaggiato il tè, lo shokyaku chiede il permesso di poter visionare gli utensili, autorizzazione che viene concessa consentendo agli ospiti, a turno, di osservarli.

La nascita della cerimonia del tè in Giappone

Da dove nasce la cerimonia del tè giapponese?

Colui che portò in Giappone la cultura del tè, che poi si sarebbe evoluta nel rituale che oggi conosciamo, è il monaco Eisai (1141 – 1215).

Si ritiene infatti che, dopo un viaggio in Cina, nel XII secolo il monaco abbia introdotto in Giappone l’uso del tè polverizzato e il modo di preparare questa bevanda.

Sarebbe stato poi il monaco Murata Shukō (1423 – 1502) a elaborare la cerimonia del tè secondo la semplicità e la sobrietà che oggi la caratterizzano. Se Murata è considerato il padre di questa pratica, Takeno Jōō (1502 – 1555) e l’allievo Sen no Rikyū (1522 – 1591) avrebbero influito ulteriormente, conferendole la forma che attualmente conosciamo.

L’arte di preparare il tè secondo i dettami del Cha no yu è insegnata oggi in diverse scuole, molte delle quali si sono sviluppate proprio a partire dagli insegnamenti di Sen no Rikyū.

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